Curiosità

E’ una pianta erbacea originaria dell’Asia Minore; il nome croco è stato utilizzato fin dal medioevo ma gli arabi a causa del suo colore giallo assunto dopo la cottura gli cambiarono nome in za’faran che deriva dal persiano Sahafran. Si dice addirittura che Durante il Medioevo, chiunque veniva sorpreso ad adulterare lo zafferano con ingredienti meno preziosi veniva bruciato vivo.

La produzione mondiale di zafferano è di circa 178 tonnellate ad anno di cui il 90% viene prodotto in Iran e il restante 10% nel resto del mondo. I più grossi esportatori a livello mondiale sono gli Iraniani seguiti dagli Spagnoli. In Italia la produzione annua è strettamente connessa all’andamento climatico e si può stimare una forbice produttiva tra i 500 kg e i 650 kg , occupando circa 60 ettari.

Stando alla mitologia greca, lo zafferano sarebbe il frutto dell’amore tra un giovane bellissimo di nome Krocos e una ninfa di nome Smilace. Questa era la favorita del dio Ermes che, per invidia, trasformò il giovane Croco in un bulbo dal bellissimo fiore.

Omero nell’Iliade narra come Isocrate facesse profumare il letto con zafferano prima di andare a dormire e di come a Troia le donne lo usassero per profumare i pavimenti dei templi.

Durante l’Impero Romano venne aumentata la produzione di zafferano, con la spezia venivano profumate le abitazioni e i bagni imperiali; il lusso del tempo diede molta importanza a questa coltivazione.

Alessandro Magno si lavava i capelli nello zafferano per mantenerne il meraviglioso colore arancione lucido. Era uno shampo iperesclusivo: all’epoca, lo zafferano era raro come i diamanti e più caro dell’oro.

Stando alla mitologia greca, lo zafferano sarebbe il frutto dell’amore tra un giovane bellissimo di nome Krocos e una ninfa di nome Smilace. Questa era la favorita del dio Ermes che, per invidia, trasformò il giovane Croco in un bulbo dal bellissimo fiore.

Omero nell’Iliade narra come Isocrate facesse profumare il letto con zafferano prima di andare a dormire e di come a Troia le donne lo usassero per profumare i pavimenti dei templi.

Durante l’Impero Romano venne aumentata la produzione di zafferano, con la spezia venivano profumate le abitazioni e i bagni imperiali; il lusso del tempo diede molta importanza a questa coltivazione.

Alessandro Magno si lavava i capelli nello zafferano per mantenerne il meraviglioso colore arancione lucido. Era uno shampo iperesclusivo: all’epoca, lo zafferano era raro come i diamanti e più caro dell’oro.

Inoltre si dice che abbia proprietà afrodisiache, e che la stessa Cleopatra lo usasse come crema di bellezza. La famosa regina d’Egitto usava lo zafferano per dare un colore dorato alla sua pelle. Nella stessa epoca lo zafferano veniva usato per tingere le gote, le unghie e i capelli. Le donne del tempo ne facevano abbondante uso anche in bagni, unguenti e oli.

A Civitaretenga esiste la Chiesa della Madonna dell’Arco che, secondo la leggenda, fu costruita nel luogo dove sorgeva la stalla di una taverna in cui soggiornò un pittore che, non avendo una lira, fu messo a dormire dal taverniere nella mangiatoia della stalla. Al pittore apparve in sogno quella notte la Madonna che gli chiese un ritratto, ma purtroppo l’artista non aveva i colori. Usò allora lo zafferano trovato nella cucina della taverna, dipingendola sul muro contro cui era poggiata la mangiatoia… fu così che nacque il culto della Vergine dello Zafferano.